Come poter ricostruire o dare vita a una cronaca dei tanti momenti che ho vissuto e che non avrei mai voluto vivere, nonostante alcuni mi abbiano procurato un batticuore felice, come quello che vorrei raccontarvi? Forse tagliando fuori tutti i mostri e tutte le mostruosità, dimenticando gli attimi in cui sono caduta per terra per prendere a pugni il pavimento mentre qualche pezzo di buon post-punk russo copriva le mie urla d’odio contro un destino infame…
Eppure, anche così, sforbiciando via le cose più brutte che vi vengono in mente, mentre guardo il foglio bianco e liscio al tatto e la penna nera e severa, anche così… la fiaba bella della mia vita non ha nessun lieto fine, anzi si trasforma in un batter di ciglia nel peggiore incubo della mia esistenza e non solo della mia.
Il lieto fine non esiste, la fine non è mai lieta, lo sapevamo che il prezzo da pagare sarebbe stato alto ma, abbiamo creduto che ne valesse la pena.
Chi ha conosciuto Marco e lo ha frequentato negli ultimi anni e ha fatto caso alla sua sensibilità, alle sue capacità creative e non solo a quelle tecniche, sa benissimo che non era pronto per andarsene, aveva ancora tante cose da fare e da raccontare in vari modi. Insieme volevamo vivere ancora tanto e provocare il mondo, sopportare il giusto e stravolgere il più possibile.
Insieme avevamo cose da dire e da leggere, da scrivere e, anche i silenzi, nei momenti migliori, sono una gran cosa, soprattutto se la tuo fianco c’è esattamernte chi vorresti che ci fosse.
Non è difficile ma per me impossibile raccontare qualcosa che ha stravolto ogni aspetto della mia vita e della mia persona, chi c’è riuscito è perchè non era coinvolto o non era capace di priovare sentimenti, per un trauma o per predisposizione naturale, in ogni caso non sarò mia qui per fare “il temino su Marco secondo me”, i tempi della scuola sono finiti e la mia “attualità” è tutt’altro che razionale e poi, soprattutto non vorrei mai rubare la scena a chi in una chiesa ha letto ben quatro pagine quattro di bugie, con l’intenzione di ferire i vivi e illudersi di contare qualcosa.
Un essere triste, senza speranza alcuna e soprattutto SGRAZIATO, cosa può esserci di peggio? Anche in questo caso il silenzio sarebbe stato tanto più dignitoso…
Cosa spinge una persona a comportarsi così? Con quale mangime scadente ha nurtito la propria fantasia? Forse un senso di inferiorità auto inflitto, probabilmente la voglia di competere ancora una volta e senza ostacoli con un fratello da cui troppo facilmente e senza riconoscenza aveva ricevuto aiuto e sostegno, ma di cui nella realtà era solo un’estraneo…
A Marco le gare non erano mai piaciute e per fortuna, visto che a me le competizioni tra esseri umani annoiano a morte (soprattutto quando si tratta di musica, donne, uomini e cavalli).
Una gran cosa che abbiamo in comune (voglio qui concedermi il lusso di parlare al presente) e, che ci ha aiutato a fare i conti e risolvere con il nostro demone interiore e mettere una bella catena al collo dell’Ego. Niente di eccezionale, è una cosa che dopo una certa età dovrebbe venire naturale, almeno in una società sana…
Per ora mi fermo qui, perchè sono stanca e molte parti di me vogliono fare cose diverse… C’è chi vuole solo silenzio e buio e che vorrebbe ascoltare per una notte intera le playlist che avevo preparato tra la fine del ’23 e l’inizi di questo anno nefasto, per le nostre festine private, ma qualcosa è andato storto, però come vi dicevo qualcosa di buono c’è anche nei tempi più cupi e allora, vi racconterò presto come Marco ha avuto il suo rito più appropriato…