Una luce funesta e umida presagiva pioggia e stanchezza, un sentimento simile all’odio ma più malvagio e meno costruttivo.
Nella mia testa ogni pensiero diventa doloroso non appena sfiora le pareti interne del cranio, quello è l’attimo in cui il pensiero diventa o può diventare fisico, quindi reale e…
No, non potrò mai accettare come reali certi pensieri.
Così gli annullo, li blocco prima che vadano a colpire il materiale osseo e cerco di fare un respiro profondo ma, qualche volta…
Un moto di rabbia mi costringe a dare un pugno al muro e urlare oppure a trattenere il grido e, in quel caso, prendo a pugni il pavimento.
Cosa spinge una persona a comportarsi così? Con quale mangime scadente nutre la propria fantasia? Forse il senso d’inferiorità, probabilmente la voglia di competere ancora e con la certezza di vincere il match con un fratello di cui era, soprattutto, un estraneo.
Marco non amava le competizioni e questa è una delle grandi cose che abbiamo in comune.
Voglio concedermi il lusso di usare ancora il presente e di dire che fare le gare, in qualsiasi ambito, ci annoiava e mi fa passare la voglia di vivere quasi quanto le ingiustizie in cui siamo stati immersi.
Come poter ricostruire, dare vita a una cronaca di tanti momenti che ho vissuto e non avrei voluto vivere, nonostante alcuni mi abbiano regalato un batticuore felice o vagamente felice…
Tagliamo fuori i mostri e gli attimi in cui sono caduta per prendere a pugni il pavimento…
Prendiamo solo i momenti in cui non mi sono sentita sola, ma compresa.
Eppure, anche così, mentre guardo il soffice foglio bianco su cui scorre la severa penna nera, anche così la fiaba si è trasformata in incubo, il lieto fine non esiste, la fine non può essere lieta.
Lo sapevamo, di morte parlavamo spesso, ma la vita la volevamo ancora e, Marco aveva deciso che… non voleva vivere senza di me. E volevamo e dovevamo provocarla, sopportarla e stravolgerla quell’esistenza che ci è stata rubata in modo tanto cinico e plateale.
Insieme avevamo ancora tanto da dire e anche i silenzi, nei momenti migliori, sono una gran cosa e dispiace non averli potuti vivere.
È troppo difficile per me raccontare qualcosa di così personale come “chi era Marco”.
Chi ha voluto farlo è lo stesso individuo che Marco definiva una “povera bestia” e che certe amiche hanno definito “uno poco intelligente”, poiché le mie amiche sono educate e sensibili, ma i termini giusti sarebbero stati altri, visto anche che è lo stesso essere che voleva “staccarli la corrente” dopo neanche mezz’ora che Marco si trovava al Pronto Soccorso e, credo che questo in Italia equivalga a commettere un omicidio…
Non riuscirei mai a fare un temino scolastico per poi recitarlo come un pagliaccio sgarbato di fronte a un pubblico di rincoglioniti, meglio non dire niente quando la propria fantasia si nutre di paure, insicurezze, avidità, senso di inferiorità…
Le gare ci annoiavano così tanto…
Una delle tante, tantissime cose che ci univano.
La competizione è roba noiosa.
Così come certi gruppi musicali che, per fortuna, Marco detestava e snobbava, quanto me.
Ed è stato proprio per smorzare quella luce funesta e. per non spezzare il legame che mi lega alla mia vita perduta che ho pensato di trascrivere e condividere pubblicamente i messaggi che avevo scritto e inviato a Marco durante i giorni e le notti del suo ricovero in ospedale, scritti affinché, al suo risveglio, potesse comprendere un po’ meglio quello che ci era accaduto e quali erano stati i miei stati d’animo, così come quelli delle persone che, in qualche modo, sono entrate in collisione con la nostra esistenza.
A questo collegamento troverete “Come va? OFFLINE”
https://madhouseautoproduzioni.com/2024/07/03/come-va-offline/
E comunque…
Passano i giorni, le settimane, le stagioni e mi sento poco produttiva, a chi vuoi che importi ora? Mi crolla il mondo addosso e tutti sono lì ad aiutarmi a togliere le macerie ma oltre il piacevole oblio del farniente non più estivo, le fatiche straordinarie e quotidiane al mondo non interess altro, a chi vuoi che importi cosa faccio, cosa scrivo e cosa pubblico…
La passione per la scrittura però è un fuoco che non si doma nel mio animo e la passione, più divertente per il fare fotografie (un po’ per istinto, un po’ seguendo i consigli del mio amore) mi vivacizza ogni tanto, difficile però afferrare il momento giusto per trasformare il tutto in qualcosa di leggibile e pubblicabile.
Molto spesso è più facile premere play e far partire la playlist…
Piuttosto che uscire e camminare…
Piuttosto che sedermi al tavolo e scrivere…
Sono consapevole di essere sgarbata, maleducata, per niente puntuale con tante persone. Una parte di me vi domanda scusa senza chiedervelo, ma sono selvatica e lo sono sempre stata e sono anche nauseata dalla società e dalla confusione delle varie tribù, soprattutto ho tanta, tanta confusione in testa.
Questa gotica testa che mi fa preoccupare, piena di immagini che non posso riprodurre, piena di fastidi fisici e progetti che scalpitano contro le mie tempie.
Non so da che parte iniziare e poi perché dovrei iniziare? Per chi? Per cosa?
Per un’unica ragione che, mi dicono le cronache, è ormai cenere e, da troppo tempo ormai, è lontana da me, segregata in un luogo in cui l’aria di mare non arriva e dove non c’è nessuna clessidra alata.
Ma sei gotica e. toscana, non puoi avere anche tutto il resto…
Così, meglio premere play e far partire la playlist.
“Non ci sono più adulti”, collaborazione tra i Bris Susa e Sercelev. Non ci sono più adulti e i giovani fanno amicizia con i fantasmi con una. certa facilità e dopo un certo timore. Gli adulti dove sono finiti? Sono troppo impegnati a vivere come se avessero ancora venti anni per poter affiancare e sostenere le generazioni più fragili e allo sbando e così, per qualcuno, meglio far amicizia con una anima sotto un lenzuolo…
Non un semplice video clip. Un piccolo capolavoro cinematografico, un cortometraggio emozionante e coraggioso.
Invece See Bear dei Kiberspassk è un omaggio grandissimo alla Siberia, la terra a cui questo gruppo appartiene. I Kiberspassk erano tra gli ascolti ultimi di Marco (come possa essere venuto in mente ad alcune persone un legame tra Marco e la cosidetta scena berlinese, vorrei tanto saperlo ma penso che ci sia ben poco da sapere, oltre a tante cose immaginate e tirate a caso, più che altro per compiacere se stessi, abbiamo già parlato di posseduti dall’Ego vero?”).
Glaciale come pochi…
Janea invece…
L’ho conosciuta soltanto ieri ed è stato un vero e incredibile colpo di fulmine, si è dimostrata anche molto gentile e. educata (cosa chem mi molti italiani meno talentuosi… proprio non ci siamo!), questo video è davvero gotico, suggestivo e spietato come la sua bellezza, voce bellissima e non solo…
Buon ascolto e…
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