Questo quarto capitolo di Glam Trekking inizia con una nota dolente, gli incendi che hanno colpito i boschi della Svizzera Pesciatina la scorsa settimana (marzo 2022). Per più di una settimana sono stati appiccati roghi che hanno divorato molti ettari di bosco, inutile dire quanto questo ci abbia rattristato, preoccupato e fatto arrabbiare. Purtroppo esistono persone dannose e codarde, i lunghi mesi senza pioggia hanno dato poi un grande aiuto alla follia anzi, alla cattiveria umana. Detto questo, con il cuore un po’ più pesante, andiamo avanti sui nostri sentieri.
Per allontanarci brevemente da questi fatti infelici, un viaggio nel tempo, in autunno quando, un sabato mattina in cui la pianura ci appariva coperta da una fitta nebbia, abbiamo deciso di salire in alto per vederci chiaro!
Il sentiero del Ghiaccio
La nostra meta sarà infatti il sentiero del Ghiaccio, sulla montagna Pistoiese.
Per imboccare questo percorso ben segnalato, basta percorrere a piedi pochi metri dalla localita Le Piastre. Si può lasciare l’auto proprio all’imbocco del percorso (perfetto per i pigrissimi), oppure nel parcheggio poco distante, dove c’è la fontana con la capretta! Ricordiamoci che è autunno e qui fa molto freddo; il percorso si snoda lungo il fiume Reno, sotto il livello della strada, per cui l’abbigliamento termico è gradito, qualche tocco glam anche, ma senza esagerare!
Il trionfo del color verde muschio! Non solo un colore ma una consistenza morbida e preziosa per l’ecosistema. Muschi e licheni sono una risorsa fondamentale per l’ambiente, mantengono l’umidità e, abbiamo visto come sia preziosa per la salute e la salvezza dei boschi.
Sicché tante foto, qualche carezza ma… non riempite il vostro cestino da Cappuccetto Rosso con licheni e muschi. Il Bosco vi ringrazierà!
Questo sentiero si snoda per circa 9 km, collegando Le Piastre a Pontepetri. E’ molto scivoloso, in caso di maltempo l’accesso è vietato, altrimenti è sempre ad accesso libero, (ma facciamo sempre attenzione a dove mettiamo i piedi e ai cartelli di pericolo). Inoltre qui scarpe tecniche e bastoncini da trekking sono assolutamente obbligatori.
Lungo il percorso di questo ecomuseo incontriamo il Ponte dell’Angiola, terminato già prima del 1769, costruito in pietra locale, con un arco a tutto sesto che raggiunge un’altezza di 7,50 metri e che è davvero imponente. La storia del ponte è spiegata chiaramente nell’apposito cartellone bilingue.
Le acque cristalline del fiume ci accompagnano in questa passeggiata. Intorno a noi un paesaggio autunnale perfetto e della nebbia, che ci siamo lasciati alle spalle in pianura, nessuna traccia!
Guardandoci intorno ci sembra di essere in una fiaba nordica ma, forse siamo davvero nel suggestivo mondo dell’Appennino Toscano! Non abbiamo davvero niente da invidiare agli stati del nord, almeno in autunno!
Questo itinerario ci fa ripercorrere la storia della produzione del ghiaccio naturale, attività che ha avuto il suo centro nella Valle del Reno e che si è sviluppata dalla fine del ‘700 ai primi decenni del ‘900.
Cammina, cammina siamo arrivati alle prime ghiacciaie, giochiamo con i colori autunnali e i filtri. Mi domando come sarà questo paesaggio in versione “primavera incerta”, quasi quasi mi è venuta voglia di tornarci ma, andiamo avanti perchè siamo arrivati nei pressi della casa delle fate, esattamente quella di cui si parla in alcune fiabe e di cui vi avrà raccontato la nonna tanti anni fa. E’ proprio questa, anzi… No!
Questa è la giacciaia della Madonnina, si trova sulla via Modenese SR 66 (sì, la nostra 66!), è visibile anche a chi percorre la strada in auto ma, vi assicuro che vederla sbucare all’improvviso percorrendo il sentiero è tutta un’altra cosa. Questa struttura veniva usata per immagazzinare il ghiaccio naturale, prodotto sfruttando le acque del Reno, attraverso un sistema di briglie, calle, gore e soprattutto il freddo inverno!
Tutto questo mi fa venire in mente il film che abbiamo visto ieri sera “L’Arcano Incantatore” di Pupi Avati, ma non vi dico perchè!
Io che cerco di farmi aprire dalle fate ma l’accoglienza è freddina, non mi avevano ancora raccontato la storia di questa casetta dalla forma cilindrica e dal tetto di paglia e, intanto, Marco mi diventa Carolina Kostner!
Durante il percorso ci è capitato un paio di volte di guadare il fiume, non è stato complicato ma le bacchette sono state utilissime, inoltre strada facendo il percorso sale e cambia, e un po’ si scalda!
Abbiamo incontrato una comitiva e ci siamo aggregati, visto che conoscevano bene il percorso e ogni tanto fa bene fare due chiacchere fuori dai soliti schemi ordinari, anche una coppia di volpini faceva parte della cricca, uno spericolatissimo si è spinto un po’ troppo oltre, attraversando il Reno in un punto in cui per noi umani era impossibile proseguire, così dopo lunghi e svariati tentativi di farlo tornare indietro, il suo amico bipede si è dovuto togliere scarponcini e calzettoni e così, guadando le ghiaccissime acque del Reno, il fiume che produce ghiaccio, è diventato ovviamente: l’eroe del giorno!
Recuperato il volpino, si intraprende la via del ritorno, cominciamo ad avere fame, tanta fame. Ci sono tavole e panche per fare i pic-nic ma sono veramente troppo umide, così ci toccherà arrivare al parcheggio, per poter mangiare su una panchina al sole! Non sarà il massimo del Glam-Trekking mangiare in un parcheggio ma… quando c’è la fame!
Siamo quasi giunti alla fine di questa prima tappa del Glam Trekking episodio 4 (mentre ascolto la potentissima “Dark Romance” dei Sobraine 8 18), ma abbiamo ancora tempo per fare un giretto a Le Piastre, paesino lungo la via che abbiamo attraversato tante volte ma senza guardarlo attentamente.
Con largo anticipo si sta preparando al Natale, il suo cuore si nasconde oltre i palazzi sulla strada, e scopriamo che qui ha sede il “Museo della Bugia”, che l’architettura di alcune case è molto interessante e, soprattutto qui troviamo una delle 3 fontane Campari presenti in Italia. Un bell’esempio di pubblicità utile. E’ una delle 30 fontane progettate da Giuseppe Gronchi, per fare pubblicità a Campari, ai suoi cordiali, ai suoi aperitivi…
Abbiamo incontrato anche una graziosa sfinge alata, oltre che i grandi eventi avvenuti da queste parti che apprendiamo grazie al Museo della Bugia che, se un giorno torneranno tempi normali, magari visiteremo.
Intanto torniamo alla Fontana Campari, in stile decò. Ne sono rimaste solo 3 in Italia, questa però è l’unica che conserva ancora le teste originarie e l’intera iscrizione, inoltre è ancora una fontana funzionante, quindi da queste parti anche fare scorta di acqua diventa un’attività glam anche se di solito si fermano soprattutto ciclisti per riempire le borracce
Su questa perla di saggezza, torniamo verso casa e ci prepariamo a tornare indierto nel tempo , continuate a leggere e… camminare!
La Rocca di Lucchio
Per arrivare fino a Lucchio bisogna ripercorrere a ritroso i sentieri della memoria, fino a arrivare a febbraio 2020, un mese freddo e come ci dicevano da bimbetti “corto, corto e maledetto”, il mese in cui sono nata io insomma ma, questa è un’altra storia!
Lucchio, un luogo ricoperto da boschi, una frazione del suggestivo comune di Bagni di Lucca in Val di Lima. Lucchio abbarbicato su una montagna, una posizione strategica che in passato fu molto utile per fini militari, Lucchio e la sua Rocca, ancora più in alto del paese e non poteva essere altrimenti!
Era domenica, nell’aria iniziava a esserci qualcosa di strano, sembrava che fossero in corso cambiamenti e preoccupazioni, bastava ascoltare le persone che parlavano per capirlo. Dopo febbraio, marzo e da lì la nostra vita è cambiata profondamente, per motivi stupidi e in un modo che mi fa quasi vergognare di me stessa, ma torniamo a quel giorno, a quella domenica invernale in cui avevamo voglia di montagne, libertà, un buon pranzo e qualche fantasia da realizzare grazie a un vestito di velluto blu, fedele compagno di tante festine goth.
Un Glam Trekking breve ma molto ripido, con abito inappropriato e calzature inadeguate ma, alla fine, sono sopravvissuta anche a quello!
L’inverno era il protagonista assoluto, le cime delle montagne ancora innevate, il cielo che prometteva tempesta, l’aria pungente e sana, non potevamo non omaggiare Caspar David Friedrich e la sua opera più conosciuta “Il Viandante sul mare di Nebbia”, eletto quasi a simbolo figurativo del movimento culturale tedesco detto “Sturm und Drang”, ovvero “Tempesta e Impeto”. La Rocca di Lucchio è un suggestivo rudere pieno di Storia e storie e, ovviamente leggende, io ne sapevo poco ma quella è stata l’occasione per conoscere cose nuove, e in ogni caso ci siamo lasciati guidare dall’atmosfera, dal silenzio, dal cielo…
In questo paese alle pendici della Penna di Lucchio incontriamo solo un signore gentile, e qualche bel gatto, questo che vedete qui sopra ha avuto la pazienza di farsi fotografare.
La parte più in alto del paese è ormai disabitata, la salita che dobbiamo fare per arrivare alla Rocca come già detto e breve ma impegnativa. Siamo già stati qui, tanti, tanti anni fa, era estate e arrivammo a piedi non ricordo più da dove (forse da Croce a Veglia), e l’atmosfera era molto diversa ma sempre suggestiva. La vista da lassù è davvero mozzafiato.
Più che una principessa o castellana della Rocca, con questo abito e con il mio temperamento (o dovrei dire la mia allergia alle principanze e reginanze?) mi sento più una guerriera o magari una strega, ma direi più la prima!
Questa fortezza era un antico bastione medioevale, il lato che volta le spalle al paese è un terribile e emozionante strapiombo, che si diverte a spaventarmi ma, stranamente non ci riesce.
Mi piacciono queste foto e sono un po’ il simbolo di una spensieratezza perduta, poter giocare alla guerriera, quando oggi viviamo tempi in cui combattere ogni giorno, verso gli altri e verso se stessi, è l’unico modo per resistere ed è anche sfiancante.
“A quei tempi…” si poteva andare ancora al ristorante tranquillamente ma a Lucchio non ci sono ristoranti! Così, una volta ridiscesi dalla Rocca, ci dirigiamo verso un altro ridente paese della Val di Lima, ovvero Casoli, dove c’è il “Bar Marina” in cui si mangia abbastanza bene e, quella domenica abbiamo decisamente mangiato molto bene!
E mentre ascolto “Winter Solstice” di Jan Hammer continuamo con questa carrellata di foto, anche questa volta… Benvenuti a EGOLANDIA!
Per andare a Casoli bisogna attraversare un antico ponte sulla Lima, ne approfittiamo per catturare qualche scorcio pittoresco e per respirare l’aria fredda che porta il fiume e poi… Buon Appetito a Noi!
Pontito
/la neve d’aprile/
Per questa ultima tappa del Glam Trekking torniamo a Pontito, dopo pochi giorni dall’ultimo incendio e dopo una sorpredente e salutare nevicata, all’inizio di aprile.
La neve è stata una sorpresa, anche se si intuiva dall’aria pungente che tirava anche in pianura. In ogni caso ho quasi (quasi) fatto pace con la primavera!
La neve mi è servita per recuparare quell’ottimismo che perdo dopo pochi giorni l’inizio della primavera, con le prime temperature poco invernali mi spavento e divento spesso intrattabile, poi mi abituo, mi rassegno ma… se la Natura mi da una mano come in questo caso, allora recupero molto meglio!
Qui, tanto per tornare in tema Glam Trekking, abbiamo camminato dalla Chiesa della Madonna delle Grazie Offerte (…) fino ed oltre la Croce di Croce a Veglia.
A Pontito non ci sono ristoranti e, anche se ci fossero stati, non ci saremmo andati comunque, ma ci sono dei tavoli ben tenuti, peccato che non avevamo portato la merenda, un pic-nic sulla neve sarebbe stato il tocco super-glam per chiudere la stagione invernale, ma è stata davvero una sorpresa.
Sono stata molto contenta di aver messo questo vestito, uno dei miei preferiti, un disegno firmato da William Morris nel 1875 “Marigold”.
Ormai la neve sarà sciolta ma sicuramente i ruscelli di pontito ne hanno tratto vantaggio, già sto progettando una nuova escursione, sperando che Marco sia d’accordo, altrimenti le alternative non mancano!
Dimenticavo: grazie Aprile per questa neve!
E, sulle note di “Sacrifice” dei London After Midnight vi saluto, al prossimo Glam- Trekking!