La Toscana Gotica torna in una veste molto autunnale. La nuova stagione ci ha sorpreso con giorni caldi, piogge torrenziali e vento fortissimo, brevi tregue sempre cariche di umidità e promesse non mantenute, qualche fine settimana di cielo azzurro e…
Procediamo con ordine anche se, non è facile.
Partiamo proprio da uno di quei giorni che sembrava spiovesse e trionfasse un timido sole ma, appunto, una promessa non mantenuta (che di questi tempi non sembra più un peccato grave…). Tempo da dark romance, siamo sul versante lucchese del Monte Pisano, il pomeriggio è giovane ma già dalla montagna si alza la bruma. Sulla via vecchia per Pisa è tutto così familiare da poter essere una scoperta, ci addentriamo per la prima volta oltre i cancelli di Villa La Principessa a Massa Pisana, siamo in compagnia di Nicoletta e Gianfranco che, sfidando il brutto tempo, hanno attraversato l’Appennino Tosco Emiliano per essere qui. L’occasione è un incontro letterario con il medico, scrittore e appassionato di botanica Marco Pardini e la due giorni ospitata nella villa storica trasformata in hotel della rassegna “Lucca città di carta”. L’incontro con lo scrittore lucchese è stato molto interessante, anche divertente e alla fine ci siamo immersi nella bella atmosfera di questa antica villa alle pendici dei Monti Pisani, circondata da un parco suggestivo e ricco di grandi alberi, di sale arredate in modo eccentrico e sobrio allo stesso tempo, per non parlare poi delle scale che ci hanno portato fin quasi alla soffitta (o mansarda?) e visitando i vari piani ci siamo davvero sentiti dentro un film dell’orrore o in uno strano romanzo che un po’ ricordava “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll. Siamo tornati alla realtà in compagnia di un paio di libri, tra cui proprio “L’Erbario Poetico” di pardini che, leggendolo si è rivelato una fonte di spunti per qualche Grande Domenica Gotica!Salutiamo Villa La Principessa, i nostri amici che rivedremo presto e ci dirigiamo verso una vera e propria capitale della decadenza toscana ma, forse si può tranquillamente dira italiana, ovvero…
Montecatini Terme.
Una domenica d’ottobre.
Come si può facilmente dedurre dalla fotografia qui sopra… Domenica pomeriggio dedicata a un grande artista fiorentino, toscano, italiano… Galileo Chini, in occasione dei 150 anni dalla sua nascita il comune di Montecatini gli dedica una mostra gratuita e visitabile fino al 7 gennaio 2024. Ma passeggiare per Montecatini, con più calma del solito e facendo attenzione a tutto quello che ci circonda, significa anche ritrovare una bellezza non comune in tanti piccoli e non piccolissimi dettagli… E’ domenica e finalmente ha smesso di piovere, andiamo in direzione Montecatini Terme con l’intento di visitare la mostra deicata a Chini e al suo repertorio nelle sale del Municipio della città termale (o ex tale?). S’inizia in modo strepitoso, con “La Primavara Classica” che avevo sempre desiderato di poter ammirare dal vivo. Si tratta di una grande opera divisa in pannelli in cui elementi floreale e architettonici accolgono armoniosamente cinque indimenticabili figure femminili. Fu realizzata da Chini nel 1914, immagino sempre quel periodo storico con un colore che sa di grigio-umido e vita da trincea, ma c’era anche questo nell’animo di certe persone: la luce, lo splendore che non offende, la bellezza idealizzata e pura. E’ la terza mostra che abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter visitare dedicata al grande Galileo Chini, artista ma anche imprenditore, artigiano, cervello pensante e sensibile e attento spirito osservatore dei luoghi e dei tempi. Se in Italia ci fossero stati meno fascisti, meno mafiosi e più personalità affini alla sua, forse oggi sarebbe tutto molto diverso. Pubblico qui di seguito alcune delle opere presenti alla mostra, che ho fotografato, ma vi invito soprattutto ad andare di persona a vederle e consultare il Repertorio delle Opere di Galileo Chini. Dopo, magari, fate in giro per la città con sguardo rinnovato, guardate in alto, osservate i dettagli, ascoltate la voce di un passato che spesso è ancora lì, con la sua bellezza peculiare, sotto i nostri occhi distratti…E andiamo avanti... Verso la Notte più oscura dell'anno, o almeno è quello che vogliamo credere...
Il 31 Ottobre 2023 siamo stati chiamati ad organizzare la Festa di Halloween, anche se una piccola parte di noi era proiettata verso altro e un’altra parte doveva ancora smaltire l’estate…
Ma con una certa quantita di buona volontà e spirito di sacrificio, un tantino autolesionista, ci siamo imbarcati in questa ennesima folle avventura. Nonostante la concorreza che, in questa occasione, era anche molto local.
Oltre alla musica, alle persone con cui abbiamo collaborato e quelle che sono venute a divertirsi con noi, alla festa erano presenti anche gli spiriti inquieti delle Sorelle Papin, elette simbolo di ttte le donne vittime e poi carnefici e poi di nuovi vittime…
Se volete vi raccontiamo la loro storia.
Il Caso delle Sorelle Papin
Condannarle o assolverle sono delle scelte individuali ma proviamo a immaginare la nostra vita come la loro, forse è impossibile. Nessuna cura o gesto d’affetto da parte dei genitori, ad accoglierle quando non è l’orfanotrofio, è la casa dei padroni per cui dovranno lavorare come domestiche, senza mai un attimo per sé, per i propri svaghi, per scoprire la vita.
Christine e Léa abbandonate prima dal padre alcolista e poi da una madre incapace di provare affetto saranno servizievoli e devote, sapranno essere tanto ben volute e premurose da poter chiamare “mamma” la signora Lancelin che, diventando la personificazione della madre assente, diventa la persona da servire e odiare e su cui sfogare le frustrazioni accumulate nel corso del tempo. Le sorelle Papin il 2 febbraio 1933 a Le Mans uccisero la donna che servivano e sua figlia. Christine e Léa sulle due donne riverseranno una violenza atroce e un sadismo inimmaginabile.
Le armi che usarono furono una brocca, un coltello, un martello. La polizia trova Léa (22 anni) e Christine (28 anni) nella loro soffitta buia insieme alle armi. Nella casa il sangue era ovunque, i due corpi sembrano essere devastati per folle sadismo. Le due sorelle confessano, forse solo così hanno potuto immaginare che, nella loro vita, qualcosa potesse cambiare oppure si erano rassegnate per sempre alla segregazione ma almeno hanno potuto esprimere il loro “dissenso” nei confronti dei maltrattamenti subiti e di quella vita “non vissuta”.
Per la borghesia devono essere condannate alla pena capitale. Gli psichiatri vorrebbero vedere il contenuto delle loro teste. I comunisti le elevano a simbolo della rivolta contro i padroni sfruttatori.
Christine ritenuta colpevole di entrambi gli omicidi è condannata ai lavori forzati a vita ma, separata dalla sorella, si lascerà morire di fame dopo un anno. Léa invece riceve dieci anni di lavori forzati, torna libera e andrà ad abitare con la madre, morirà all’età di settanta anni.
“Le Serve”, l’opera teatrale ispirata al caso delle Sorelle Papin, scritto da Jean Genet è considerata una delle più grandi opere drammaturgiche del XX secolo, abbiamo avuto la fortuna di vedere quest’opera “Les Bonnes” con la regia di Giuseppe Marini e interpretata da Franca Valeri.
All’epoca delle sorelle Papin in Francia le impiegate domestiche erano la categoria con il maggior numero di ricoveri in istituti psichiatrici. L’80% di queste donne si toglieva la vita.
Più o meno velatamente anche il cinema si è ispirato a questa vicenda. Alcuni titoli: “Murderous Maids” (Les Blessurese Assassines) 2000 di Jean-Pierre Denis – “Il Buio della Mente” (La Cérémonie) 1995 di Claude Chabrol – “Les Abysses” 1963 di Nikos Popotokis – “Sister My Sister 1944 di Nancy Mecker.
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Per la nostra festa di Halloween in collaborazione con Dark Vision, abbiamo scelto di omaggiare le sorelle Papin, i “Maledetti Toscani” di Curziana memoria e i fiori del disagio per eccellenza, ovvero i Crisantemi. I fiori tradizionali legati alla commemorazione dei defunti ma… In realtà questi fiori sono davvero bellissimi e resistenti, fioriscono in autunno, hanno un dolce odore di miele e nel resto del mondo sono simbolo di felicità.