TOSCANA GOTICA “buon anno!”

La prima Toscana Gotica del 2024 rendiamocela indimenticabile, nonostante chi scrive, è in una fase che… Meglio starle lontana, è insopportabile, è pericolosa, è in fase critica-creativa!

Ah! Questi scrittori!

Riavvolgiamo velocemente il nastro e partiamo, anzi ricominciamo con un salto nel 2023. Anno strano il ’23, gotico e più gotico di altri ma meno gotico, per certi versi di molti altri. Una grande parentesi, un contenitore in cui hanno preso vita cose bellissime e persone altrettanto bellissime, ma non sono mancati i fatti e la gente sgradevole. C’è stato un filo conduttore: la PROFESSIONALITA’! Sembra che tutti quelli che abusano di droga e dell’altrui pazienza, facciano un certo abuso anche di questa parola, parola tirata in ballo almeno da tre individui, abbastanza differenti tra loro ma, appunto, con in comune il farsi un po’ troppe cannette e non solo, crediamo, abbiamo avuto l’impressione, noi, non solo noi, ecc.… In ogni caso certe cose non sono fatti nostri ma vogliamo concederci il lusso (perché dopo esserci impegnati, possiamo) di analizzare e fare chiarezza su alcuni aspetti legati proprio alla parola “professionalità”. E, allora, come si trova scritto su alcuni cartelli stradali, quindi… Professionalità! Che cosa significa? Forse è più pratico partire dal cosa NON è assolutamente professionale (almeno per noi, poi magari fateci sapere la vostra opinione).
  • Arrivare in ritardo, o meglio si può anche arrivare in ritardo perché purtroppo capita per un milione di motivi diversi ma, è normale chiedere scusa o dimostrare di essere consapevoli del ritardo e, soprattutto non criticare il lavoro che è stato fatto anche per te, da chi è arrivato puntuale o prima di te.
  • Se hai un impegno con terze persone, se hai un obbligo in un luogo che è anche un posto di lavoro (magari non per te ma per altri) non arrivare strafatto, neanche della droga più sana del mondo, non è professionale, stessa cosa per l’abuso di alcolici.
  • Se dichiari di essere un artista e vuoi fare di una forma d’arte la tua professione dovresti sapere modi e tempi del mondo a cui dici di appartenere. Per esempio un musicista o un cantante non dovrebbero iniziare la loro esibizione fino a quando il palco non è stato completamente allestito, fin quando gli altri musicisti non sono pronti, e magari fino a quando non sono state spente le luci in sala. Non avere rispetto di questi aspetti può essere un disagio anche per il pubblico.
  • Tutto quello che è stato concordato può essere accettato o meno, però se ci si dice d’accordo allora è bene mantenere l’impegno e non presentarsi impreparati, è una mancanza di rispetto per l’altrui impegno.
  • Se capisci di non essere all’altezza o se non ti senti completamente a tuo agio, non è bello ma può capitare. La colpa non sarà completamente tua ma completamente non può essere neanche degli altri. Di solito la responsabilità si trova a metà strada, cerca il modo più civile di comportarti, altrimenti non puoi concederti il lusso di parlare di professionalità.
  • Se un musicista auto dichiarato non capisce quando deve cambiare accordo, non sa suonare bene nessun strumento, non sa interpretare una canzone, non stare su un palco e non riesce ad interagire con gli altri… Secondo me non è proprio un musicista, né professionale, né altro…
  • In generale andare via senza salutare non è da persone ducate, lo so che oggi dicono che sia di moda ma, in realtà, nel 2024 è da maleducati come lo era negli anni ’80, negli anni ’60 o l’altro ieri.
Ma voi, mie carissimi lettori, mie devote lettrici scusate per questa introduzione tediosa e, soprattutto antipatica ma, per essere assolutamente NON professionale, vi devo dire che questa cosa mi stava proprio sullo stomaco!
C’è proprio bisogno di alleggerire l’umore e ritrovare energie buone e costruttive, creative…
In questo periodo, quando ho bisogno di tirarmi su di morale, guardo questo video: funziona!
 
Ha funzionato?! Lo spero, intanto andiamo avanti… Toscana Gotica fa un’altro passo indietro, questa volta più impegnativo, fino al 29 marzo 2020. Forse era una domenica in cui si cercava di reagire alla prigionia auto-imposta e alle ingiustizie del mondo che, invece, non si impongono nessun limite. Eravamo tutti lì, intorno a una bandiera troppe volte calpestata.

 
Kaputt è un libro crudele. La sua crudeltà è la più straordinaria esperienza che io abbia tratto dallo spettacolo dell’Europa in questi anni di guerra. Tuttavia, fra i protagonisti di questo libro, la guerra non è che un personaggio secondario. Si potrebbe dire che ha solo un valore di pretesto, se i pretesti inevitabili non appartenessero all’ordine della fatalità. In Kaputt la guerra conta dunque come fatalità. Non v’entra in altro modo. Direi che v’entra non da protagonista, ma da spettatrice, in quello stesso senso in cui è spettatore un paesaggio. La guerra è il paesaggio oggettivo di questo libro. Il protagonista principale è Kaputt, questo mostro allegro e crudele. Nessuna parola, meglio della dura, e quasi misteriosa parola tedesca Kaputt, che letteralmente significa “rotto, finito, andato in pezzi, in malora”, potrebbe dare il senso di ciò che siamo, di ciò che è l’Europa: un mucchio di rottami. E sia ben chiaro che io preferisco questa Europa Kaputt all’Europa di ieri, e a quella di venti, di trent’anni or sono. Preferisco che tutto sia da rifare, al dover tutto accettare come un’eredità immutabile. Speriamo ora che i tempi nuovi siano nuovi realmente, e non siano avari di rispetto e di libertà agli scrittori: perché la letteratura italiana ha bisogno di rispetto, non meno che di libertà. Ho detto “speriamo”, non già perché io non creda nella libertà e nei suoi benefici (mi si consenta di ricordare che io appartengo al numero di coloro, che hanno pagato con la prigione e con la deportazione nell’isola di Lipari la loro libertà di spirito e il loro contributo alla causa della libertà), ma perché conosco, ed è di pubblico dominio, quanto sia difficile in Italia, e in gran parte d’Europa, la condizione umana, e quanto pericolosa la condizione di scrittore. Che i tempi nuovi siano dunque tempi di libertà, e di rispetto per tutti: anche per gli scrittori. Poiché soltanto la libertà, e il rispetto per la cultura, potranno salvare l’Italia e l’Europa da quei crudeli giorni, di cui parla Montesquieu nell’Esprit des Lois (Libro XXIII, Cap. XXIII): “Ainsi, dans le temps des fables, après les inondations et les déluges, il sortit de la terre desw hommes armés, qui s’exterminèrent”.  
Curzio Malaparte, “Storia di un Manoscritto”

Kaputt-Gli Adelphi


Anche questo ultimo giorno dell’anno ci siamo organizzati in modo molto doomer, molto autonomo. Con musica, cibo, e altri accessori gestiti in modo molto anarchico. Seguono altre fotografie, come potete vedere, non sono mancate le rose rosse. Senza fiori che festa è?

Dal 2023 sono uscita con un carico pesante di domande inopportune (ma saranno davvero inopportune?), ora non so se riesco a metterle in fila tutte, proverò così a caso… Per esempio… Ma POMA è fascista o è solo uno strambo e un po’ imbarazzante gusto estetico? Perchè gli amici del mio lui (soprattutto i lucca-valdinievolini) mi hanno sempre odiato così tanto? Perchè in Valdinievole le donne sono così sgarbate? Lo sono diventata anch’io? Se si, vi prego fatemelo sapere quanto prima! Ecco, non mi viene in mente altro ma, nel caso, anch’io vi farò sapere! E soprattutto…

Con un bel mese di ritardo BUON ANNO!


E, in compagnia dell’Armata Rossa, ora vi porto a fare una crocera sur’Arno, anzi Sott’Arno. Dalle parti di Pontedera, c’è un luogo che sarebbe perfetto per un festival molto Gotico! Chissà se gli amministrativi toscani quest’anno faranno qualcosa di divertente, noi nel ’23 il buon esempio l’abbiamo dato. Siamo stati un pungolo a quanto pare fastidioso per alcuni, ci siamo confrontati con mafie inaspettate come quelle del karaoke e con tanti permalosi e troppo nobili per partecipare, a titolo personale posso affermare che avervi fatto apura mi ha diverttito tantissimo ma.. Le nostre intenzioni non erano certo volte a rubarvi la console! Bruutte mere, voi! Toscana Gotica ha vinto su tutti i fronti.

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