Domnisoara Skal- cap.3 – romanzo

Le avventure di Domnisoara Skal

/2006/

(capitolo terzo)

IL MISTERO SECONDO EMIL DE LASZOWSKA

E

CRONISTORIE DELLA FAMIGLIA RULIKOWSCKI

/dal diario di Skal/

 

Trovai Emil immerso nei suoi pensieri, mi aveva invitato per una passeggiata nel giardino all’inglese nei pressi del castello dei principi Wilcox; per fortuna il Natale era trascorso senza accumulare troppi danni e troppi dolciumi all’interno della mia vita e l’anno era iniziato com’era finito quello precedente: con un’oscura cappa che rendeva la mia esistenza piena di perplessità e piccoli timori, di certo non me ne lamentavo. Non avrei potuto immaginare niente di più stimolante che un viaggio nel paranormale e nel mistero! Dal momento del ritrovamento dei tre quadri Emil si era ritirato nel suo studio e avevamo avuto poche occasioni per incontrarci, al di fuori di qualche salotto mondano. Con uno stratagemma, una di quelle avventure da non raccontare in giro, avevamo fatto uscire gran parte del materiale ritrovato nei sotterranei della biblioteca e, con grande sorpresa, c’eravamo reso conto che molte cose erano strettamente legate ai quadri, anzi ai soggetti dipinti. Questo era il motivo del nostro incontro.

Passeggiammo, immersi in un paesaggio verde e curatissimo, fino al laghetto dei salici, lì sedemmo su una panchina di legno, davanti a uno scenario fiabesco: il castello traspariva con delicata imponenza sullo sfondo del giardino. Respirammo entrambi a pieni polmoni quell’aria carica di umidità e di pace, enormi insetti volavano ovunque e un corvo si posò sulla cima di un immenso abete. Dopodiché Emil si voltò verso di me e mi prese una mano tra le sue.

“Skal, quello che sto per rivelarti potrebbe apparirti come uno dei tuoi racconti del mistero e, probabilmente, lo è…”.

“Ho cercato in tutti i modi di servirmi delle mie cosiddette capacità paranormali”, e qui si fermò sospirando: sapevamo entrambi che non c’era niente di paranormale nei suoi doni, ma solo una grande capacità da parte sua di sfruttare le doti che la Natura offre a chiunque, poi proseguì…

“Ogni tentativo è stato inutile, tuttavia ho avvertito una grande forza, come un muro tirato su per difendere qualcosa di prezioso, inviolabile; cercare di crearvi una breccia sarebbe stato un delitto da parte mia, questo l’ho avvertito chiaramente” sentii la mano di Emil stringere la mia con più forza, quasi a cercare lui stesso protezione, poi lasciò la presa e si alzò.

“Credo e ammetto, con rammarico, di non essere la persona giusta”.

“Non posso aiutarti a capire la natura ma, soprattutto il motivo del fenomeno cui hai assistito, posso solo ricostruire la storia di una delle famiglie più bizzarre della nostra città, e sicuramente la più dimenticata e, questo non è un fatto casuale, ma potrai capirlo da sola…”.

Il mio cuore batteva forte, impazziva e impazzivo dalla voglia di sapere, dei brividi lungo la schiena mi fecero alzare da quella fredda panchina e, insieme a Emil, mi avvicinai alle sponde del lago. Il sole tramontava inatteso alle spalle del maniero dei Wilcox, lasciando una sfumatura rosa e grigia in un cielo silenzioso.

“Due secoli fa, dalla lontana Turchia, terra selvaggia e per lo più sconosciuta all’Europa, giunse la famiglia Rulikowsky, dopo un terrificante viaggio in mare”.

Emil fece un’altra pausa, forse per riprendere fiato, riordinare le idee o creare, sapientemente, la giusta suspense!

“Ci fu una bufera, forse un uragano, molto insolito per i mari scarsamente aperti che l’imbarcazione solcava e, della famiglia Rulikowsky sopravvissero solo il capofamiglia, il principe Zygmunt, la giovane figlia Simina, quasi certamente la ragazza del ritratto e un anziano servitore, l’unico veramente di origine orientale di nome Omar; mentre la moglie Elisabetta e i due figli maggiori sparirono tra i flutti, questo causò la quasi pazzia dell’uomo e una profonda e invalicabile tristezza nell’animo di quella giovinetta…”.

Il resto della storia mi fu raccontata mentre ce ne tornavamo verso casa, le tenebre erano calate velocemente rafforzando in maniera brutale il freddo, ma forse quel gelo era solo la mia impressione.

 

Ore dopo, rannicchiata sulla mia ottomana, mentre Pergolino dormiva pacifico e la notte trionfava, ripensavo a quella strana, malinconica e assurda vicenda. Cercando di immaginare atmosfere e volti. In questo mi aiutava il manoscritto di Emil.

 

CRONISTORIE DELLA FAMIGLIA RULIKOWSKY

Resoconto imparziale e frammentario di Omar

(servo umile e fedele)

tradotto dall’arabo da Emil de Laszowska

Sono trascorse settimane, Simina non accenna a migliorare, nonostante la mitezza del suo carattere e la gentilezza del suo sorriso. Anche se l’unico sorriso che appare sul suo volto è quello che il mattino dà il buongiorno al padre…

Il principe Zygmunt maledice se stesso, la decisione di tornare in occidente e la casa che ci ha accolto, meravigliosamente identica all’antico palazzo da cui provenivamo. Il nostro è stato il più luttuoso degli avventi.

Il castello è immerso in una verde foresta e, prima di perdersi nel bosco illimitato, bellissimi cedri del Libano e altri alberi esotici ricreano il giardino amato dalla principessa Elisabetta, ahimè… Lei non è più tra noi. Così come non lo sono più i due fratelli di Simina che, da raggiante com’era, appare oggi come il ritratto perfetto della solitudine e della rassegnazione. La nuova servitù, composta di una governante, due cameriere e un istitutore, destinato ai due figli maschi e che il principe ancora non ha provveduto a accomiatare, temono per la vita della fanciulla e, probabilmente anche per quella di suo padre. In quanto a me, parte del mio cuore è rimasto là, tra quei flussi assassini, in quegli abissi che ci hanno strappato, insieme alla nostra signora, ogni felicità terrena e speranza, ma quella che ora è la mia condizione ha poca importanza, invece quel che…

(…)

Nonostante i mesi siano passati impietosi il dolore è rimasto immutato e immutabile. E’ sopraggiunta la primavera: tutto fiorisce intorno a Simina, la sua bellezza delicata sembra appassita per sempre, il suo sguardo è infelice e suo padre sembra acconsentire alla sua rinuncia alla vita. Lei passeggia ogni sera lungo il torrente con indosso i suoi abiti a lutto, il nero da risalto al suo pallore, il suo sguardo è una lacrima, le sue labbra cremisi una piega dolorosa. Una visione crepuscolare. Il mio animo vorrebbe volare lontano da tutto questo. Mi manca la mia terra, la gioia di vivere e il calore sincero del sole ma, questo pezzo di cuore che Allah mi ha concesso di conservare, resterà eternamente fedele a quello che resta della famiglia Rulikowsky.

(…)

Due anni sono trascorsi. Simina è una splendida giovane donna, se non fosse per la fatica con cui vive, per quel suo sguardo che ha perso ogni scintilla, la sua disperazione pacata ha spezzato il cuore a tutti. Il principe è invecchiato precocemente; la servitù è rimasta la stessa dal nostro arrivo, anche l’istitutore è restato al servizio della famiglia. Si occupa della contabilità e, soprattutto, di ogni contatto umano e sociale che il principe e la principessina evitano di mantenere e curare. Non so se questo sia un bene…

La comunità di questa cittadina di pionieri e composta da un paio di famiglie nobili e molti nuovi ricchi, il temperamento di questi ultimi è dei più cinici e arrivisti. Hanno delle mire sul castello e sull’immenso terreno circostante. Il mio signore non lotterà contro chi non ha più un Dio, ma Simina non sopravvivrebbe lontana da questo luogo tanto malinconico ma anche tanto simile al paradiso in cui era vissuta con tutti i suoi familiari.

Soprattutto non sopporterebbe di rinunciare alla sua, solitaria e quotidiana, passeggiata lungo il piccolo corso d’acqua, che attraversa interamente il parco intorno al palazzo. Questa è l’unica cosa che spinge Simina a varcare la soglia di casa e uscire all’aperto…

(…)

Ho notato qualcosa nello sguardo di Simina. Qualcosa di inquietante, una luce che mi ha quasi spaventato, forse anche il valoroso Omar sta invecchiando o forse sto perdendo la ragione per un dolore che non ho mai esternato abbastanza ma, mentre Simina passeggia il suo sguardo è sempre fisso sullo scorrere dell’acqua.

Appare come se dormisse e camminasse durante il sonno, sebbene i suoi occhi siano spalancati, sembra stia creando qualcosa… Sembra ossessionata, la sua è un’osservazione meticolosa. Ho avuto questa impressione, purtroppo non riesco a spiegarmi bene…

(…)

Anche oggi ho seguito Simina, ho provato a farmi accompagnare dal principe ma non esce mai dal suo studio, resta immobile per ore a fissare il ritratto della moglie, legge vecchi libri o forse fissa solo pagine bianche in cerca di una risposta, ma è tutto inutile. Così sono andato da solo, come sempre.

Simina fissava quel piccolo fiume che, da quando siamo arrivati, ha perso ogni traccia di vita. I pesci sono spariti insieme alla vegetazione acquatica e ai piccoli rettili. Il suo letto è pulito e rotondeggiante, l’acqua cristallina scorre tranquilla come il fantasma della vita in questa famiglia.

Simina è stata visitata da molti medici. Nessuno è riuscito a mutare il suo stato. Ogni giorno prego Allah molte volte, ma non so se le mie preghiere sono sufficienti…

Finii di leggere il testo steso a mano da Emil, precisamente la sua traduzione dall’arabo del manoscritto di Omar, il servitore amorevole e fedele dei Rulikowscky. Ero agitata e stanca, non sarebbe stato semplice chiudere gli occhi e dormire. Invidiavo Pergolino, lo accarezzai cercando un po’ di conforto. Una profonda tristezza si era impadronita di me e, a quanto pareva, di tutto quello che avevo intorno. Sembrava che tutti i colori fossero scivolati via.

La sera dopo ci saremmo incontrati, Emil e io, con uno dei più eccentrici personaggi della città: sua maestà illustrissima il Conte Dracula. Avremmo discusso insieme del misterioso caso della principessa Simina e del suo… castello fantasma.

 

(le avventure di Skal continuano…)


Grazie di aver letto e di aver dedicato un quarto d’ora della tua vita alle avventure di Skal♥

Serena S.

 

“Ritratto di Signora”, 1908 – Oscar Ghiglia

 

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